giovedì 14 marzo 2013

Il gioco del giardiniere: innaffiare i semi




La nostra mente è un insieme caotico e stratificato di pensieri, emozioni, sensazioni. Le formazioni mentali di cui siamo consapevoli sono molto meno di quelle di cui abbiamo poco o nulla consapevolezza.
La libertà personale consiste nel dare vita a un nuovo gioco, quello della scoperta della nostra natura e di come si muove la nostra coscienza. Nella tradizione buddhista si parla dei semi, ovvero quelle formazioni mentali (pensieri, emozioni, sensazioni) piacevoli o spiacevoli che sono già dentro di noi (nella cosiddetta “coscienza deposito”) e che attendono solo di essere innaffiate prima di manifestarsi. Riconoscerle, innaffiare i semi positivi invece di quelli negativi, sentire come si sviluppano dentro di noi, tutto questo è un’arte, l’arte della consapevolezza. Ogni pratica artistica richiede impegno, vitalità, creatività, curiosità e disponibilità all’imprevisto. Se ci apriamo a questa condizione, ogni situazione della nostra vita (ricorrente o inaspettata) è una bellissima, luminosa opportunità per conoscere chi siamo e come si muove la nostra coscienza. Ci sono moltissime pratiche che possono aiutarci. Di seguito riporto le quattro pratiche della diligenza (virya paramita), così come le descrive il maestro buddhista Thich Nhat Hanh. Vuol essere uno spunto per riflette, ma soprattutto uno stimolo per agire diversamente nel nostro quotidiano.

Nella nostra coscienza deposito ci sono semi di sofferenza e semi di felicità, semi salutari e semi non-salutari; la pratica della diligenza consiste nell’innaffiare i semi salutari. La diligenza può essere agita attraverso quattro pratiche.
Prima di tutto sistema la tua vita in modo da non dare ai semi cattivi alcuna occasione di manifestarsi. Dobbiamo organizzare la nostra vita e il nostro ambiente affinché in noi il seme della violenza, il seme della rabbia, il seme della disperazione non abbiano alcuna occasione di essere innaffiati. Alcuni di noi vivono in ambienti nei quali i semi negativi si innaffiano tutti i giorni. Quella non è diligenza: dobbiamo organizzarci, dobbiamo prendere decisioni, dobbiamo usare il nostro libero arbitrio per decidere come condurre la nostra vita, per scegliere i nostri consumi abituali. Sappiamo benissimo che in noi ci sono i semi della disperazione, della violenza, della rabbia e della paura; non è sano permettere che siano innaffiati e che si manifestino […] Potete discutere con gli altri come creare un certo ambiente, uno stile di vita che vi aiutino a prevenire l’innaffiare e il manifestarsi dei semi negativi che avete dentro.
Che fare, poi, nel caso che i semi negativi siano stati innaffiati e si manifestino? Fate in modo che tornino prima possibile alla forma di seme. Ci sono molti sistemi: per esempio con la pratica di yoniso manaskara, l’attenzione appropriata, si porta l’attenzione su altri oggetti della coscienza, su cose che siano interessanti, pacifiche e positive. Quando siamo in contatto con le cose buone, le manifestazioni non salutari tornano al luogo da cui sono venute, riprendendo la forma di semi. Fra i metodi consigliati dal Buddha c’è anche quello di “sostituire il piolo”. In tempi antichi, per unire due blocchi di legno il falegname usava dei pioli o cavicchi di legno […] Se il cavicchio marciva lo si poteva sostituire facendone entrare a forza uno nuovo nello stesso foro, così da rimpiazzare il piolo vecchio con il nuovo. L’analogia serve a illustrare la tecnica per cambiare formazione mentale. Quando capita che il seme della rabbia venga innaffiato e si manifesti nella relativa formazione mentale a livello di coscienza mentale, si sta male; a quel punto si tratta di chiamare un’altra formazione mentale per sostituire quella della rabbia.
Ai giorni nostri invece dell’immagine della sostituzione del piolo io userei piuttosto quella di “cambiare il CD”: se il CD che stai ascoltando non è bello lo sostituisci con un altro. Nella nostra coscienza deposito abbiamo tanti bellissimi CD tra i quali scegliere! Se lasciamo che il primo CD che abbiamo messo (ossia la formazione mentale) si faccia sentire a lungo, quello continuerà a innaffiare i semi negativi riportando a galla ancora sempre le stesse cose. La seconda pratica della diligenza,dunque, è quella di cambiare il CD, cioè di fare in modo che le manifestazioni negative riprendano la forma di seme quanto prima possibile.
La terza pratica è innaffiare i semi positivi e salutari che si trovano nella nostra coscienza deposito, dando loro l’opportunità di manifestarsi: il seme della compassione, il seme dell’amore, il seme della speranza, il seme della gentilezza amorevole, il seme della gioia. Questi semi sono già dentro di te, dunque organizza la tua vita e la tua pratica in modo che vengano innaffiati più volte nella giornata, così che si possano manifestare. Possiamo farlo come individui, possiamo farlo come coppia, possiamo farlo come Sangha, aiutandoci a vicenda a innaffiare i semi salutari affinché si manifestino sullo schermo della coscienza mentale. Quando si manifestano i semi salutari, la gioia, la libertà e la felicità diventano possibilità concrete.
La quarta pratica è mantenere viva la manifestazione il più a lungo possibile. È come quando abbiamo ospiti graditi: siamo felicissimi della loro presenza, dunque li incoraggiamo a fermarsi il più a lungo possibile […] Lo stesso vale quando continui a guardare spettacoli violenti alla televisione: il seme della violenza cresce sempre più dentro di te. Se continui ad ascoltare i discorsi di Dharma, vengono innaffiati di continuo i semi salutari della comprensione e della libertà. Per questo ragione la paramita della diligenza va compresa alla luce degli insegnamenti sulla coscienza.

Thich Nhat Hanh, da Camminando con il Buddha (ed. Mondadori)   

lunedì 11 marzo 2013

Il giusto sforzo




[...] "
Prima, quando vivevi la vita familiare, eri un abile suonatore di sitar, vero?

"Sì, signore." 
"E che pensi: quando le corde del tuo sitar erano troppo tese, il tuo sitar era accordato e suonava bene? 
"No, o signore." 
"E che pensi: quando le corde del tuo sitar erano troppo allentate, il tuo sitar era accordato e suonava bene?
"No, o signore." 
"E che pensi: quando le corde del tuo sitar non erano né troppo tese né troppo allentate ma tese in giusta misura, il tuo sitar era accordato e suonava [bene]? 
"Sì, o signore." 
"Allo stesso modo, Sona, l’applicazione eccessiva nella pratica conduce all'agitazione, l’applicazione troppo rilassata nella pratica conduce alla pigrizia. Così dovresti determinare il giusto diapason per la tua pratica: accordarla al diapason delle [cinque] facoltà,  e là cogliere la tua melodia." 


estratto da: Sonasutta, Anguttara Nikaya 6.55 – dalla versione inglese di Thanissaro Bhikkhu




giovedì 7 marzo 2013

Il gioco è meditazione gioiosa



La più semplice e incisiva definizione di meditazione, è questa: riuscire a vedere le cose così come sono. La meditazione non è una tecnica. È una condizione esistenziale. Le diverse, infinite tecniche possono aiutare a sviluppare un atteggiamento meditativo nella vita quotidiana.
Lo scopo?
Vedere sé stessi in relazione al mondo, nel nostro percorso di crescita e di pacificazione, per quello che siamo, al di là di paure, proiezioni e condizionamenti (consci e inconsci). La meditazione è un salto nell'inconscio  che riemerge e si rivela alla nostra consapevolezza. Perché ciò accada, è necessario imparare (di nuovo) a giocare, a celebrare l’esistenza in modo gioioso. Sviluppare curiosità, coraggio e stupore verso l’esistenza, in ogni sua forma. Ecco come Osho spiega questo processo:
La parte che avete rinnegato, l’inconscio, può divenire attiva e creativa soltanto se arricchite la vostra vita di una nuova dimensione: la dimensione del festoso, del gioco. La meditazione, di conseguenza, non deve essere un lavoro, ma un gioco. Pregare non è un affare serio, ma un gioco. Meditare non è un’attività finalizzata all’ottenimento di uno scopo (pace, felicità…) ma qualcosa di cui si deve gioire come fine a se steso.
La dimensione gioiosa è la cosa più importante da cogliere…e l’abbiamo persa totalmente. Per festoso, gioioso, intendo la capacità di gioire, momento per momento, di tutto quello che vi tocca.
Siamo ormai così condizionati e le nostre abitudini sono divenute così meccaniche che la nostra mente è orientata al raggiungimento di un utile anche quando non c’è alcun utile da raggiungere. Non c’è bisogno di restringere il campo mentale, eppure lo si fa. Perfino quando giocate, non state giocando. Non ne traete piacere. Giocate a carte, per esempio, ma non ne traete godimento; giocate per la vittoria e il gioco diventa allora un lavoro. Quanto sta accadendo non è importante, quello che conta per voi è soltanto il risultato.
In una prospettiva economica è il risultato a essere importante. In una celebrazione festosa quello che conta è invece l’atto. Se siete capace di rendere ogni azione significante di per sé, essa diventa un rito e ne traete gioia.
In simili occasioni i limiti, le delimitazioni restrittive, sono infranti. Non ce n’è bisogno e li si getta. Smettete la vostra camicia di forza,  la forza costrittiva della concentrazione. Ora non state più scegliendo; accettate tutto quello che viene. E nel momento in cui accogliete in voi la totalità dell’esistente, divenite uno con esso. È una comunione.
È questa comunione che chiamo meditazione: questa celebrazione,  questa consapevolezza non selettiva, questo atteggiamento di assoluta gratuità. La festività è nel momento, nell’atto – non nella preoccupazione per i risultati, né nel loro raggiungimento. Non c’è nulla da raggiungere: si può gioire di quanto è qui e adesso.

Ogni istante può essere “economico” e ogni istante può essere meditativo. La differenza sta nell’atteggiamento. Se avete trasceso ogni scelta, se lo vivete come un gioco, allora è meditativo.

Osho, Meditazione dinamica, ed. Mediterranee.

sabato 2 marzo 2013

Incontro sulla Medicina Classica Cinese - Galbusera Bianca (LC)

Sabato 2 marzo 2013

All'Oasi Galbusera Bianca di Rovagnate (LC)
Un paradiso di biodiversità dove recuperare le proprie radici

Presentazione del libro
INTRODUZIONE ALLA MEDICINA CLASSICA CINESE

Guglielmo Nigro
ne parla con l'autore

FABRIZIO BONANOMI 
che ci accompagnerà alla scoperta delle corrispondenze tra Uomo e Universo, del saper vivere secondo i ritmi del Cielo e della Terra, ricordandoci che la salute si ottiene con la pratica dell'arte di vivere all'insegna della prevenzione.

ORE 18:30 Presentazione del libro (ingresso libero)

ORE 20:00 Possibilità di cenare con cibo bio a metri zero


venerdì 1 marzo 2013

La gioia nel suono - Meditazione coi suoni a Lesmo (MB)



Inizia una nuova collaborazione con l'Associazione Culturale Il Diamante (via XXV Aprile 85, a California di Lesmo).

Venerdì 1 marzo 2013, a partire dalle ore 21, terrò un incontro introduttivo sulla meditazione con i suoni: semplici tecniche vocali, improvvisazioni e meditazioni dinamiche e vipassana, per risvegliare la creatività, la gioia per la scoperta e la consapevolezza. 
L'ingresso è gratuito.

Per prenotare la vostra presenza, contattate l'Associazione 
tel.: 3477282350
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