giovedì 27 settembre 2012

Musicoterapia per la crescita - idea undici



Dondolo con pollici
Dal quarto mese il vostro bimbo potrebbe trovare piacevole stringere i vostri pollici con le sue manine, seduto di fronte voi sulle vostre gambe, e iniziare a mettere alla prova il suo equilibrio.
Vi potete sedere in poltrona, scegliere una musica semplice, dolcemente ballabile e guidare il suo movimento attraverso le braccia. La muscolatura del suo collo e della sua schiena, ancora poco abituata alla posizione eretta, cercherà di assecondare in modo un po' goffo ma divertente il dondolio che la musica suggerisce.  In questo semplice gioco, potete lavorare su due obiettivi secondari oltre a quello dell'equilibrio, due obiettivi che sono vitali per la vostra relazione: 1. Comprendere insieme quali sono i rischi che il vostro bimbo si vuole prendere nel movimento (e che voi avete il coraggio di fargli sperimentare), cercando movimenti più o meno veloci e più o meno "spericolati". Potrete così avere nuove informazioni rispetto al livello di confidenza e di orientamento all'esplorazione che ha vostro figlio; 2. Lavorare insieme sul rapporto di fiducia reciproco. Il vostro bimbo deve tenersi da solo, e voi dovreste avere fiducia che lui lo sappia e voglia fare. D'altra parte, il vostro bimbo si affiderà completamente a voi rispetto al movimento.
Si tratta di un gioco semplice, spontaneo, che non deve perdere naturalezza. Un gioco che ricordo sempre con un po' di nostalgia.

(musicoterapia per la crescita - presentazione)

venerdì 14 settembre 2012

La voce oltre la musica

La voce per me rappresenta qualcosa di intimo, di profondo: è tra le massime espressioni della propria identità umana, innanzitutto sessuale; uomini e donne hanno armonici completamente diversi, come ogni persona ha una voce diversa dall'altra. È come il proprio volto, rappresenta la propria immagine interna. In questo senso il canto ha caratteristiche molto diverse perché non ci sono mediazioni: il nostro corpo è il nostro strumento; quindi la ricerca è sempre quella di di saper fondere il proprio sentire, le proprie emozioni all'espressione vocale. Proprio per questo riconosciamo al canto, tra tutti gli strumenti, una forza e una delicatezza uniche, perché si è irrimediabilmente più esposti e la stessa tecnica non aiuta, in quanto si può essere ineccepibili ma freddi, il che in un cantante si riconosce subito.

Ada Montellanico
Musica Jazz, settembre 2012

sabato 8 settembre 2012

Il rispecchiamento del respiro - Le interferenze




Una delle tecniche più utilizzate e su cui insiste la didattica di molte scuole di musicoterapia è quella del rispecchiamento del respiro.
In modo un po’ schematico, funziona così: il terapeuta si pone di fronte al paziente; si ascolta per alcuni respiri, entrando in contatto con se stesso; poi sposta la propria attenzione sul paziente e ne osserva il respiro (il ritmo, l’ampiezza, le apnee, ecc.); dopo che ne ha compreso le caratteristiche, le ricalca, cercando di respirare nello stesso modo del paziente.
In musicoterapia, il respiro è una fonte ricchissima di informazioni musicali: ritmo, tono, dinamismo, suoni prodotti nella respirazione. Inoltre, praticamente tutte le discipline olistiche ci insegnano l’importanza del respiro, e quanto esso rappresenti il modo stesso di essere di ogni persona. Noi respiriamo come siamo.
Entrare in risonanza con il respiro altrui è quindi un ottimo modo per sviluppare empatia e comprensione profonda della condizione psico-fisica del paziente. In questo senso, è una tecnica utile da interiorizzare e padroneggiare.

Nei percorsi didattici, tuttavia, mi sembra che vengano poco evidenziate alcune controindicazioni che penso sia utile riportare, e di cui ho avuto consapevolezza piano piano, in anni di pratica. Ne scrivo perché è sempre fondamentale sviluppare flessibilità e profonda conoscenza delle tecniche che usiamo nei percorsi di cura.

1. Il rispecchiamento del respiro non deve far scomparire quello del terapeuta. Il contatto con il proprio respiro è sempre impresa ardua, un cammino che, come insegna la meditazione vipassana, richiede pratica continua, accettazione profonda, il giusto sforzo. Perdersi nel respiro dell’altro, e non ascoltare se stessi nella relazione di cura è molto seduttivo. Illudendoci di incontrare l’altro, ci fa dimenticare noi stessi, con il rischio di non riconoscere a fondo le nostre emozioni, le nostre aspettative e le nostre tensioni fisiche. Rischiamo di perderci, ma con l'illusione di una buona causa.
2. Il rispecchiamento del respiro è molto impegnativo. Richiede fatica ed energia. Laddove ci sono un profondo stato di disagio o una malattia, il respiro è sempre molto compromesso, irregolare, forzato, bloccato, con lunghe apnee, con ritmi molto rapidi o al contrario molto lenti. Rimanere anche solo alcuni minuti in quel respiro, che non ci appartiene e che è così impegnativo, richiede molta, moltissima concentrazione ed energia. Dobbiamo essere molto consapevoli di quando e se utilizzare il rispecchiamento. Rimanerci troppo tempo potrebbe farci perdere la visione complessiva della persona, spegnere la nostra intuizione, bloccare il libero fluire del percorso terapeutico e lasciarci spossati alla fine della seduta.
3. Ogni tecnica di rispecchiamento è a rischio dell’ “effetto pappagallo”. Ricordo che un giorno conversavo serenamente con una persona che avevo appena conosciuto e che sapevo essere esperto di PNL (Programmazione Neuro Linguistica). Ero a mio agio, rilassato e osservavo l’impegno del mio interlocutore mentre copiava il mio respiro e ogni mia postura. Era grottesco. Ogni rispecchiamento può favorire l’incontro con l’altro, ma può trasformarsi in un’azione fortemente invasiva, addirittura umiliante, se si riduce a una caricatura. Sono importanti la delicatezza e la cautela.
4. L’ultima riflessione collega e riassume tutte le altre. Il respiro è nel centro del nostro essere. Permette di armonizzare mente e corpo, di comprendere a fondo quello che siamo e dove siamo nel momento presente. Una persona con un respiro saldo, tranquillo, realmente in pace e solido ha la forza di calmare le persone che gli stanno accanto. Un paziente in uno stato di sofferenza ha bisogno come l’ossigeno di quella calma, di quella solidità. Al contrario, rimanere nel respiro sofferente e fragile del paziente può rinforzare un circolo vizioso di irrequietezza, instabilità e confusione.

In ogni situazione nella quale si decide di utilizzare la tecnica del rispecchiamento del respiro, è importante quindi riflettere su queste possibili “interferenze”, ed essere consapevoli del modo in cui la si sta utilizzando, del momento in cui la si mette in pratica, e dell’obiettivo specifico che si vuole perseguire. 

venerdì 7 settembre 2012

Suono, armonia e meditazione - Oreno



Inizia una nuova collaborazione, con l'Associazione Shangri-la di Oreno di Vimercate (MB).
In occasione della Sagra della Patata, nei week-end dell'8-9 e 15-16 settembre ci saranno diverse attività proposte dall'Associazione, tra le quali due incontri gratuiti sul suono, il benessere psicofisico e la musicoterapia olistica:

La gioia del suono: la musica come opportunità di cambiamento e di crescita. 
domenica 9 dalle 11 alle 12.
domenica 16 dalle 12 alle 13.

Presso la sede dell'Associazione, in via della Madonna 29/31, Oreno di Vimercate (MB).

In ottobre, seguiranno due seminari di approfondimento, sabato 13 e sabato 27 ottobre, dalle 15 alle 18.
Da novembre, tutti i giovedì sera dalle 20 alle 22 incontri di meditazione con i suoni e la musica.

Per tutte le informazioni, potete scaricare e leggere i volantini allegati, o contattarmi.








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