giovedì 19 aprile 2012

Simmetria, solitudine e libertà




La pagina che conclude gli incontri di espressività musicale presso il Centro Ricerche Yoga di Barzanò.

Una calza alzata e una abbassata.
Un occhio un po’ più aperto dell’altro.
Un seno più grosso e uno più cadente.
I colori in una mano e l’acqua nell’altra.
Il cuore a sinistra e non a destra.
L’amore da una parte e la rabbia dall’altra.
L’asimmetria ci ricorda che la vita
ha un equilibrio instabile.

Amrito, la solitudine è lo stato supremo. Non c’è altro modo di essere, se non quello di essere solo. Puoi dimenticarlo, puoi immergerti in un’infinità di cose, ma la verità si impone continuamente. Di conseguenza, dopo ogni esperienza profonda ti sentirai solo; dopo ogni grande esperienza d’amore ti sentirai solo; dopo ogni meditazione profonda ti sentirai solo.
Ecco perché tutte le grandi esperienze rendono tristi coloro che le hanno vissute. Al risveglio di una grande esperienza, la tristezza si impone. […]
Se il tuo amore è profondo, ti renderà consapevole della tua solitudine e non dello stare insieme, poiché, ogni volta che qualcosa va in profondità, cosa ti accade? Abbandoni la periferia del tuo essere e cadi nel tuo centro; il centro è totale solitudine. Nel tuo centro ci sei solo tu; oppure non ci sei neppure tu, c’è solo la consapevolezza, senza ego, senza identità, senza definizioni: un abisso di consapevolezza.
Dopo aver ascoltato una musica sublime, o dopo essere penetrato nel significato di una poesia elevata, o dopo aver assistito a uno splendido tramonto, tornerai in superficie e ti sentirai triste, accade sempre così. Dopo aver constatato questa realtà, milioni di persone hanno deciso di non vedere la bellezza, di non amare, di non meditare, di non pregare: di evitare tutto ciò che è profondo. Ma anche se eviti la verità, la verità a volte piomba su di te. Prende possesso di te inconsapevolmente.
Puoi distrarti per qualche istante, ma non troverai giovamento in nessuna distrazione. Devi accettare la solitudine perché è lo stato definitivo. Non è dovuta al caso: è il modo di essere delle cose. È il Tao. […]
Quando nel tuo cuore nasce un canto, devi cantare. Quando nel tuo cuore nasce l’amore – l’amore è un derivato della solitudine – devi inondare gli altri. Quando la nuvola è piena di pioggia, deve scaricarsi; quando il fiore è colmo di fragranza, deve diffonderla nel vento.
Osho, I libri del fiore d’oro, ed. Bompiani


In questa pagina non c’è equilibrio. E il principio usato nei precedenti incontri è invertito. Prima una mia poesia, poi una citazione di Osho (di nuovo!). Poi ancora alcune parole. Il fatto è che cerchiamo equilibrio e stabilità e simmetria e perfezione dove non esiste. Non esiste nella superficialità delle cose!
Nella parziale imperfezione di questi incontri di musica e canti dove sono l’equilibrio e la pace?
Forse abbiamo avuto brevi momenti di riconciliazione. Oppure abbiamo sentito e scoperto nuovi dolori e fastidi. O ancora sono tornati a trovarci idee e sensazioni che pensavamo passate. O ne abbiamo raccolte di nuove, inattese. Ma l’equilibrio e la simmetria?
La vita non ha un andamento lineare, proprio come il movimento delle vibrazioni sonore nello spazio. Più il nostro petto si apre, la nostra voce si fa decisa e tranquilla, e maggiore è la nostra capacità di cantare a tutte le cose intorno a noi. Nelle otto direzione.
Forse la perfezione è in quell’idea di solitudine che non ha nulla a che fare con l’isolamento. Al contrario, è quel prezioso stato di intuizione, grande sensibilità, coscienza di essere parte di ogni cosa, di essere destinati a scomparirvi; quel prezioso stato che certamente ognuno di noi ha sperimentato almeno una volta nella vita.
Mi capita di sentire quell’abisso musicale di malinconia e tristezza ogni volta che osservo profondamente i miei figli e percepisco la loro trasformazione. I bimbi che credo di conoscere non ci sono già più. Istante dopo istante sono già qualcos’altro. Così per noi, così per le cose che crediamo immutabili.
Ed ecco che anche un semplice percorso di espressività musicale giunge alla fine, e ci ricorda della nostra solitudine, e delle infinite possibilità, prima tra tutte quella di ascoltarci da soli in silenzio, per ritrovare quel centro che non è permanente come vorrebbe Battiato, ma sempre mutevole. Accettiamolo, e non smettiamo mai di ballarci dentro. E lasciamo che le cose accadano. Come ci dice il maestro Lu Tsu: “In queste cose è come quando si beve l’acqua: ci si accorge da soli se è calda o fredda.” Non complichiamo quel che è semplice. Grazie a tutti voi.

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