giovedì 22 marzo 2012

La primavera nel respiro

Dovunque c’è forma, dovunque c’è percezione, c’è abbaglio. Dobbiamo fare molta attenzione a non prendere le nostre decisioni in base all’apparenza delle cose, alla forma esteriore. Per trovare la felicità, l’illuminazione e la compassione occorre essere liberi e non lasciarsi ingannare dalle proprie percezioni. Quando osservi a fondo una cosa ne scopri la vera natura e non ti lasci più ingannare da quella cosa; se non sei più fuorviato dalle apparenze non soffri più, ma riesci a essere felice. […] Il Buddha disse: “Se a un certo punto della vostra vita prendete per verità assoluta un’idea o una percezione, chiudete la porta della mente. È la fine della ricerca della verità; non solo smettete di cercare la verità, ma se anche venisse la verità in persona a bussare alla vostra porta vi rifiutereste di aprirle. L’attaccamento alle opinioni, l’attaccamento alle idee, l’attaccamento alle percezioni sono i più grandi ostacoli alla verità”.
La tua azione, quello che fai, dipende da ciò che sei. La qualità della tua azione dipende dalla qualità del tuo essere. Mettiamo che tu voglia far felice qualcuno, che abbia un forte desiderio di rendere felice una persona. In sé è una buona idea, ma non la puoi realizzare se tu non sei felice: per rendere felice un altro devi essere felice tu per primo. C’è una connessione, dunque, tra fare ed essere; se non riesci bene nell’essere, non puoi riuscire bene nel fare.
Thich Nhat Hanh, La scintilla del risveglio, ed. Mondadori


La primavera è arrivata. Non lo ricordi, ma ritorna ogni mattino, all’alba. La primavera di ogni nuovo giorno ci abbraccia tutte le mattine. Nel ciclo più piccolo il ciclo più grande. E viceversa.
Così, nel ciclo naturale delle quattro stagioni ritroviamo il ciclo naturale del respiro. In quello del respiro, il ritmo delle stagioni.
Ogni volta che iniziamo un’inspirazione, stiamo nutrendo tutto il nostro essere, corpo mente e spirito. Ogni volta che terminiamo un’espirazione una piccola morte si consuma, o un piccolo inverno, prima della nuova rinascita. Da questo punto di vista, ogni respiro ha un significato diverso.
Dal respiro ha origine ogni cosa. Nel nostro caso, il canto, il suono, il movimento. Ogni nostro gesto sonoro, può avere l’intensità della primavera, o la chiusura dell’addio. Dipende dalla nostra disposizione. Quel che dobbiamo ricordare, è che l’una non può esistere senza l’altro.
Ma dimentichiamo tutto, dimentichiamo noi stessi. Nelle convinzioni, nelle abitudini, nelle idee. Siamo automatizzati, perché abbiamo paura, siamo stati addestrati alla paura, alla sfiducia.
Rompiamo questi meccanismi!
Quando canti, canta d’avvero, quando suoni, suona d’avvero, quando inventi, inventa d’avvero, senza pensare a quanto è già stato fatto. Quello è un ricordo, un pensiero, qualcosa che non è più reale, è già morto. L’esperienza è nel respiro presente.
Quindi, quando respiri, respira d’avvero. Respira la primavera e l’inverno, e le stagioni che dimentichi di vivere. E ascolta, e riconosci.
Prova a fare questi semplici esercizi:
1. Con la tua voce, inventa ogni mattina una piccola melodia nuova. Una per ogni nuovo inizio di giornata.
2. Porta ogni giorno l’attenzione a un suono diverso della natura (il canto di un uccello, il suono del vento, il latrato di un cane, …). Protrai l’attenzione il più a lungo possibile. Se puoi per tutta la giornata, anche quando il suono che hai scelto è assente. Ricercalo, potrebbe tornare quando non te lo aspetti.
3. Muovi il tuo corpo in una piccola, breve danza tutte le sere, prima di andare a letto. Una danza nuova, non stereotipata, senza suoni o musica, se non quella della tua intuizione. Chiudi agli occhi e danza.
In questi semplici esercizi, puoi riscoprire la gioia della primavera che sboccia, il gusto della libertà, l’evaporazione delle abitudini e delle vecchie idee. È un vecchio rito. Ancora attuale.

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