mercoledì 22 febbraio 2012

Gli haiku nella terapia olistica (3)

Prosegue l'analisi sull'utilizzo degli haiku nella terapia olistica.

Capitoli precedenti:
Prima parte.
Seconda parte.


へびがくたばり、
太陽の道では
かえるの舞

Premessa
Aprivo il primo articolo sulla pratica degli haiku nella terapia olistica con tre domande, che riprendo:
C'è spazio nella nostra quotidianità per la poesia?
Che rapporto esiste in noi tra realtà pratica e intuizione?
Quando permettiamo alla nostra creatività di manifestarsi?

In un percorso di cura olistica, con il suono, con la parola, con la meditazione, ... l'intuizione e la visione profonda devono essere nutriti e sostenuti, spesso in vece della razionalità, dell'intelletto. In estrema sintesi, una terapia transpersonale ha l'obiettivo di tornare all'unità, risolvere la frammentazione che nella crescita è avvenuta tra corpo, mente e parola. È il compito che dovrebbe affrontare ognuno nella propria vita, e che in specifiche fasi richiede un aiuto, un supporto.
La pratica degli haiku, se sviluppata con un approccio attento, consapevole, può risultare efficace proprio nella sua funzione di cuneo nella coscienza, che svela e rivela la propria apertura all'intuizione e disposizione verso la creatività. Inoltre, il rifiorire della voce poetica è un importante segnale dell'apertura del cuore agli altri e al mondo, a sè e alla propria condizione di sofferenza. Si può dire che, come sul piano spirituale, nel chakra del cuore si ricompone la frammentazione del corpo, così su un piano verbale, nella poesia (nell'haiku) si ricompone la frammentazione della parola e della coscienza.
La pratica degli haiku è quindi sia uno strumento di evoluzione che di osservazione di sè.

Il processo creativo degli haiku nella quotidianità
Suggerire alle persone di utilizzare gli haiku presuppone quindi un cambio di prospettiva nel rapporto con se stessi e con la parola. Non sarà più quindi una verbalizzazione che nasce dal solo intelletto, dal ragionamento. Sarà una forma di espressione che arriva a compimento di un percorso giornaliero di introspezione, ascolto e, per estensione, meditazione. L'haiku come intuizione poetica breve dovrebbe favorire una disposizione personale nuova, tanto rara quanto necessaria nella nostra quotidianità: quella di potersi fermare, di ascoltare (dentro e fuori di sé), di osservare. In quello stato, scrivere una breve poesia è un modo per rappresentare simbolicamente piccole rivoluzioni quotidiane della coscienza, che culminano così in un gesto poetico.
In questa pratica, c'è un pericolo immediato che crea la mente: trasformare la creazione degli haiku in uno scopo, un compito, un lavoro. Durante la giornata, si andrebbe quindi costantemente alla ricerca di spunti creativi per realizzare nuovi haiku. Questo è il tranello della mente, che ci vorrebbe sempre impegnati. Il rapporto con la poesia andrebbe invece invertito. Non uno scopo, ma un naturale fluire al culmine di momenti di introspezione e ascolto.
L'atteggiamento corretto sarebbe quello di lasciarsi in qualche modo cogliere di sorpresa, come da un urgenza, da un gesto inatteso. Solo in questo modo la pratica degli haiku potrebbe davvero rivelare la sua forza e la sua efficacia, offrendo l'accesso a parti di noi stessi prima insospettate.
L'haiku può, così, anche aiutare le persone a ritornare al gioco infantile della creatività fine a se stessa o, se non altro, finalizzata a un apprendimento vitale, alla costruzione di un nuovo rapporto di sè con il mondo. La realtà di tutti i giorni può tornare a essere esperienza creativa in continuo fluire.

Avviare il processo creativo nella terapia olistica
Un buon modo per aiutare le persone a comprendere appieno il senso di questa pratica e l'approccio atteso, è quello di stimolare la creazione degli haiku durante gli incontri terapeutici. Soprattutto all'inizio, può essere più efficace chiedere di realizzare un haiku in momenti non programmati di una seduta, secondo l'intuizione e la sensibilità del terapeuta: in apertura di incontro; dopo un'improvvisazione musicale o un massaggio sonoro; dopo un esercizio di meditazione; dopo una verbalizzazione importante; ...
Durante gli incontri di terapia, una particolare attenzione può essere posta, successivamente, alla lettura ad alta voce del proprio componimento, fino alla realizzazione di una sorta di rituale creativo nel quale la recitazione (o il canto!) degli haiku rappresenta il culmine dell'esperienza (tornerò su questo in un successivo articolo, dove descriverò un rituale esemplificativo).
Il lavoro avviato durante le sedute ha un valore doppio, inquanto sostiene e offre una cornice al lavoro realizzato in autonomia nella quotidianità, che rischia, come sappiamo, di frammentarsi e perdere in concentrazione, soprattutto nel primo periodo.
Compito del terapeuta sarà quello di lavorare sulla motivazione e l'atteggiamento con il quale le persone si rapportano alla pratica. Ritengo sia invece importante evitare qualunque critica in merito al contenuto. Quest'ultimo, piuttosto, può essere oggetto di rielaborazione comune, quando ciò lo si ritenga importante, ma in molti casi l'haiku può semplicemente depositarsi e convibrare nello spazio della coscienza comune della terapia.

(continua)

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