lunedì 25 luglio 2011

Per un diverso approccio all'ascolto musicale - Idea cinque

Premessa.
Idea uno.
Idea due.
Idea tre.
Idea quattro.

L'idea che segue ha a che fare con le abitudini, con la pigrizia e con l'apertura mentale. Disabituati alla sorpresa e immobilizzati dall'illusione del controllo, i suoni inaspettati ci fanno paura. E con le tecnologie a disposizione e il tempo sempre più compresso, stiamo perdendo il gusto della musica dal vivo, a meno che non faccia parte del "pacchetto celebrity".



Ascolta musica dal vivo

Supera il muro della pigrizia, degli impegni, della tecnologia e ritorna ad ascoltare, vedere, vivere la musica dal vivo. Incontra i musicisti che ami, osserva come si muovono su un palco, e ascolta come suonano davvero. Se possibile, frequenta contesti meno caotici o chiassosi (meglio il teatro dello stadio), dove le distorsioni sonore sono ridotte, dove le dimensioni acustiche (decibel, dispersioni, ecc.) sono più a misura d’uomo. E sperimenta la musica dal vivo imprevista. Vai a concerti di musicisti che non conosci, eventualmente consigliati dagli amici, o a concerti di generi musicali che normalmente non ascolti (ma che non trovi insopportabili). Puoi approfittare di questo periodo estivo, che è ricco di festival musicali spesso gratuiti. Trova nelle novità un senso, cerca di comprendere da dove viene quella musica, che effetto ha sul tuo corpo e la tua mente e su corpo e mente di chi ti sta intorno, apprezza la gestualità dei musicisti, l’energia e la concentrazione. Ritrova il piacere di ascoltare musica nuova nei locali. Abbandona i locali che propongono cover band, karaoke o musica nota, e cerca locali dove viene dato spazio a musica personale, bella o brutta che sia, autentica o posticcia, familiare o no.

venerdì 22 luglio 2011

Il respiro nell'autoguarigione

In ogni percorso di cura che mi vede coinvolto, da quello personale, alle relazioni di aiuto che mi impegnano in diversi ambiti, il ritorno al respiro, alla sua forza, alla sua calma benefica, è un punto centrale e imprescindibile. Le tecniche e la pratica tramandate dalla meditazione vipassana buddhista sono per questo motivo di enorme ispirazione per me. Condivido un passo di un libro molto utile di Thich Nhat Hanh, monaco buddhista vietnamita, sul respiro e la capacità di guardare in profondità.
Nei prossimi giorni riperterò un'inidicazione più tecnica sulla meditazione del respiro tratto dalla stesso libro.


Respirare e guardare in profondità (da Lo Splendore del Loto)
Respirare sapendo che stiamo respirando è la pratica fondamentale. Nessuno può ottenere un vero successo nell'arte della meditazione senza aver attraversato la porta della respirazione. Praticare la respirazione consapevole vuol dire avere accesso al 'fermarsi' e al 'guardare in profondità', in modo da entrare nel regno della concentrazione e dell'introspezione. Il maestro di meditazione Tang Hoi, primo patriarca della tradizione dhyana del Vietnam (terzo secolo), nella sua prefazione all'Anapanasmriti sutra affermò: "Anapanasati (la consapevolezza del respiro) è il grande veicolo offerto dal Buddha a tutti gli esseri viventi". La respirazione consapevole ci conduce a ogni specie di concentrazione meditativa. Ci permette inoltre di ottenere le realizzazioni fondamentali relative all'impermanenza, alla vacuità, all'originazione interdipendente, al non-sé e alla non-dualità di tutto ciò che esiste. Se è vero che possiamo pratica il 'fermarsi' e il 'guardare in profondità' facendo a meno della respirazione consapevole, è anche vero che questa è la via più sicura e certa che possiamo seguire.

Thich Nath Hanh
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